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Parrocchia sant'Elia

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Missione sul Territorio

Parrocchia Sant'Elia - Cagliari

Sant'Elia è uno dei quartieri di Cagliari e in origine era conosciuto come il borgo dei pescatori. Situato a ridosso di un'area, una volta paludosa, e vicino al faro omonimo comprende una fitta rete di stradine che si snodano tra le vecchie case, al centro del quale si trova una chiesa. Davanti al mare si apre un piazzale dove si erge il Lazzaretto. La struttura seicentesca in passato era utilizzata come ricovero e oggi invece è diventato un vivace centro culturale che ospita corsi, mostre d'arte e rassegne. 

Questo delizioso Borgo, in origine un piccolo villaggio di pescatori, sorge nella zona più a sud di Cagliari e, come una penisola dentro la città, si prolunga verso il colle di Sant’Elia e la sua scogliera, verso Calamosca e il suo faro, affacciandosi sul mare.

Le strade strette si incrociano costruendo piccoli labirinti urbani, il vento si insinua tra i palazzi e porta con sé il profumo della salsedine.

I vicoli sfociano nel piazzale centrale, situato proprio di fronte al mare, dove sorge il Lazzaretto.

La parrocchia fu eretta da Mons. Paolo Botto il 1 gennaio 1953; fu riconosciuta civilmente il 23 settembre 1955. La chiesa venne consacrata da Mons. Paolo Botto il 29 giugno 1968. Anticamente nel Borgo S. Elia esisteva un convento di Carmelitani, ora del tutto distrutto.

I palazzoni

Il complesso del Favero, ispirato al modello delle Unités d’habitation di Le Corbusier, è formato da quattordici blocchi posti intorno a tre piazze con i toponomi (poco fantasiosi) delle imprese che li edificarono: Demuro, Falchi e Lao Silesu. I 1.256 alloggi gestititi dall’Istituto Autonomo Case popolari (IACP) furono attribuiti nel 1979 a famiglie di diversa origine: giovani nuclei originari del Borgo Vecchio (circa 1.200 persone), ultimi occupanti dell’edificio del Lazzaretto e nuovi arrivati. La costruzione del Favero rappresenta una trasformazione radicale del quartiere che si può riassumere attraverso tre aspetti: – Lontananza. La distanza fra il Borgo Vecchio e il Favero, di circa 700 metri, rappresenta una seconda frattura per un quartiere già isolato e rende difficili le relazioni di vicinato fra le due entità. – Rischio di dissoluzione della comunità di vicinato. Con l’edificazione di un nuovo complesso abitativo, il quartiere perde la sua unità identitaria, fondata sul nome di Sant’Elia: è chiamato generalmente “il Favero”, all’interno del quartiere sono “I palazzoni” o il “Borgo nuovo”; per molti altri in maniera stigmatizzante diventano il Bronx o la Casbah.

La riqualificazione (1996-2012)

A partire dalla seconda metà del decennio Novanta, l’elaborazione e la l’attuazione di nuovi programmi nazionali e di altre iniziative modificheranno l’approccio degli attori pubblici rispetto agli interventi destinati al quartiere. Si tratta di un approccio che traduce l’evoluzione delle modalità di azione sulle periferie e sull’alloggio popolare in Italia e che avrebbe dovuto avere conseguenze importanti su Sant’Elia, soprattutto nella prospettiva di rottura dell’isolamento e verso una riarticolazione o di “inclusione” del quartiere alla città.


Dal 9 ottobre 2021, l’arcivescovo di Cagliari, mons Giuseppe Baturi, affida la parrocchia alla cura pastorale dei Missionari Oblati di Maria Immacolata.

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